Città blindate. La prevenzione nei villaggi

Città blindate. La prevenzione nei villaggi

Chiusa in casa dal 17 marzo, in concomitanza con il crescere dei provvedimenti per contrastare la diffusione del Covid, la nostra Marianna Mormile continua a gestire a distanza le attività svolte dalle equipe locali in Burkina Faso.
Se da un lato chi, come lei, vive in città, si trova a dover fare i conti con un vero e proprio coprifuoco e la quarantena dei nuclei urbani per scongiurare in tutti i modi che il virus possa penetrare nei villaggi, dall’altro animatori e agenti sanitari proseguono le attività nelle zone rurali, là dove la prevenzione sulle norme igieniche sanitarie è già una prassi quotidiana e oggi più che mai, con le dovute misure di prevenzione e accortezze, va rafforzata.

“Da fine febbraio, dopo i primi due casi di persone infette dal coronavirus, il numero dei contagi ha continuato a crescere, e ha superato ormai le 200 persone”, riferisce Marianna. “Il fatto che siano risultati postivi un pastore protestante rientrato dalla Francia con la moglie, un inglese che lavora nelle miniere e l’ambasciatore italiano, che a dire il vero da novembre non è più stato sullo Stivale, ha provocato situazioni spiacevoli, come l’invettiva del ministro della salute che ha accusato i bianchi di voler sterminare gli africani. La situazione è tesa e il presidente del Burkina Faso ha allestito nuove sale per i ricoveri e un laboratorio a Ouagadougou per i tamponi”.

Le misure di contenimento, come detto, sono molto rigide, per impedire uscite dalla città verso i villaggi.
“Per noi è la prassi insegnare ai nostri beneficiari le regole basilari per una corretta igiene”, dice ancora Marianna. “Durante le dimostrazioni e le attività per cucinare pappette nutrienti ai piccoli e alle donne incinta o che allattano, ribadiamo spesso come ci si debba lavare le mani, quale acqua si debba utilizzare e come cucinare i cibi. Nelle zone rurali ancora il 97 per cento delle persone defeca all’aria aperta e in una situazione di emergenza come questa, in cui solo la misura igienica può fare la differenza, il diffondersi del virus sarebbe davvero micidiale”.

Se quindi il personale amministrativo e gestionale di Progettomondo.mlal lavora ormai dal 16 marzo in smart working, e le riunioni stanno progressivamente traslando tutte sulle piattaforme, le attività nelle comunità rurali proseguono, pur con cautela e con tutte le precauzioni necessarie, dando enfasi in particolare alla comunicazione sul forte impatto del virus e la sua pericolosità.

Conclude Marianna: “Le nostre equipe sul campo sono tutte sanitarie e sono quindi abituate a comunicare indicazioni su come tutelare la salute. È una grande, enorme, sfida che si abbatte in un Paese già fortemente minacciato da cellule terroristiche che, dal nord, iniziano a penetrare al centro. Ora più che mai bisogna stare accanto a queste persone per evitare risvolti tragici”.