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Palestina
Ott 2023

Gaza, Avanza la devastazione.

Chi paga è ancora una volta la popolazione civile. Quella israeliana, colpita in modo inaspettato e brutale da un’azione armata indiscriminata e ingiustificabile. E quella palestinese, vittima dell’ennesima rappresaglia di Israele, che si aggiunge ai ripetuti e insopportabili bombardamenti, alle restrizioni, allo stato di prigionia a cui è condannato chi vive a Gaza.
I risvolti umanitari si stanno dimostrando devastanti per i due milioni di persone che abitano la Striscia di Gaza.
“Hamas ha agito in tutto segreto e neanche il popolo, che resiste alla brutale occupazione militare da anni, si aspettava un’azione tanto pesante”, commenta Meri Calvelli, coordinatrice e responsabile delle attività di Progettomondo e Acs in Palestina. “I civili stanno vivendo ore di terrore e sconteranno con il massacro e una nuova nakba, la catastrofe”.
“Si è fatto troppo poco, nulla, per favorire la pace e la risoluzione di un’occupazione che si protrae da 75 anni”, commenta il presidente di Progettomondo, Mario Mancini. “La violenza va condannata sempre, è ingiustificabile. I diritti dei palestinesi devono diventare una priorità per la comunità internazionale, che non può stare ancora una volta a guardare. Nell’immediato è chiamata ad aprire corridoi di fuga per i civili, ma anche a lavorare seriamente per fare cessare un conflitto di vecchia data che favorisce il ricorso alla violenza più estrema”.

Di recente Progettomondo si è posizionata in Medio Oriente, facendosi parte attiva di un progetto con capofila ACS, Associazione di cooperazione e solidarietà di Padova.
L’iniziativa, dal titolo Greening the future, vede sul campo pure Cesvi, Educaid e il partner italiano CISS, ciascuno per il suo ambito di esperienza consolidata, ed è nata per fornire fonti di acqua potabile, pozzi e fontanelle, servizi educativi e di sostegno psico-sociale, e per potenziare il sistema di rifiuti urbani.
Non abbiamo notizie sulla situazione del centro polifunzionale e del parco urbano che abbiamo realizzato al nord di Gaza, dove, peraltro, avevamo appena installato un desalinizzatore per rendere l’acqua potabile”, dice il responsabile Paese per Progettomondo, Richard Grieco. “In quella zona ci sono bombardamenti continui. La possibilità di acqua potabile sarebbe ancora più preziosa visto che è stata bloccata l’entrata di cibo, acqua e aiuti umanitari in tutta la Striscia”.
Anche l’energia elettrica è interrotta. I nostri ragazzi ci mandano messaggi pieni di terrore. Hanno ricevuto l’indicazione di sgomberare i quartieri, di andarsene perché Israele ha annunciato il completo assedio. Le loro abitazioni sono già state abbattute. I militari stanno entrando via terra e invitano la gente a scappare in una zona definita per poter bombardare Hamas evitando migliaia di vittime. Qualcuno ha provato a rifugiarsi nelle scuole dell’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, ma quella di Jabalia, vicino al luogo delle nostre attività, è già stata bombardata”.
Tra i giovani con cui siamo in contatto c’è Karam, che ha mandato un video messaggio da Gaza City in cui lascia la sua testimonianza. “Forse è l’ultima volta che ci sentiamo”, dice con la voce tremante. “Ci hanno comunicato di evacuare tutto il quartiere. Ci stiamo preparando ad andarcene in fretta e potrei non avere connessione per molto tempo. Non posso né restare né partire, perché non ho il passaporto. Non so se ci rivedremo mai”.

La sede di Acs e Progettomondo, nel Centro italiano di scambio culturale “Vik” intitolato a Vittorio Arrigoni, si trova a Gaza City. Al momento è ancora in piedi, ma intorno molti edifici sono ormai stati rasi al suolo.
“A dicembre avremmo dovuto accogliere 150 persone, tra artisti e sportivi, per l’appuntamento con il Gaza Free Style”, dice ancora Calvelli, ideatrice dell’iniziativa. “I 10 coordinatori del centro Vik stanno bene. Solo uno non sono ancora riuscita a sentirlo, ma la difficoltà di caricare i telefoni, per chi non ha generatori o batterie delle auto a disposizione, rende difficile le comunicazioni”.
Ieri avrebbe dovuto recarsi a Gaza una nuova operatrice di Progettomondo e Acs, per uno studio legata all’avvio di una Casa internazionale delle donne. A novembre un’ulteriore operatrice sarebbe attesa per un progetto di sicurezza alimentare che prevede, tra le altre cose, un centro lattiero-caseario a Khan Younis.
Tutto è sospeso, tutto fermo. Avanza solo la devastazione.

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