Ancora e sempre al fianco di Haiti

Ancora e sempre al fianco di Haiti

La situazione di crisi ad Haiti si sta deteriorando e l’impasse politica che il Paese sta vivendo da ormai un anno non sembra trovare soluzioni.

Prova ne è la drammatica fine suor Luisa Dell’Orto, uccisa sabato 25 giugno in uno dei sobborghi più poveri della capitale. Da tempo preoccupata per la situazione di violenza generale nel Paese, suor Luisa Dell’Orto, considerata “l’angelo dei bambini di strada”, apparteneva all’ordine delle Piccole Sorelle del Vangelo di Charles de Foucauld, e  si trovava in strada quando è stata colpita da una delle pallottole dei malviventi che l’hanno avvicinata, probabilmente a scopo di rapina. La suora operava da vent’anni ad Haiti al Centro Kay Chal – “Casa di Carlo” – , ricostruito dopo il devastante terremoto del 2010 grazie ai fondi raccolti dalla Caritas Italiana attraverso una maxi colletta promossa dalla Cei, uno spazio sicuro per centinaia di bambini di strada.
Progettomondo esprime tutta la sua vicinanza e solidarietà ai familiari, alle consorelle e alla comunità di appartenenza di suor Luisa Dell’Orto, che ha deciso di dedicare la sua vita alla costruzione di un futuro di giustizia e di pace in Paesi difficili ed estremamente precari.

L’aggravarsi del livello di insicurezza nella capitale Port-au-Prince, confermato da quanto accaduto a suor Luisa, è dovuto ai recenti picchi di violenza da parte delle bande armate e all’aumento del numero dei casi di kidnapping, fenomeno che ha iniziato a colpire anche il personale internazionale che lavora ad Haiti nel settore della cooperazione internazionale, ha innalzato il livello di allerta della comunità internazionale.

Lo scorso 16 giugno, il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha chiesto il rinnovo di 12 mesi della missione delle Nazioni Unite nel Paese (BINUH – Bureau Intégré des Nations-Unies en Haïti) il cui mandato è in scadenza il prossimo 9 luglio, in quanto “una missione speciale di carattere politico delle Nazioni Unite resta l’intervento più consono ed efficace per far fronte all’attuale situazione socio-politica del Paese”, sottolineando che le cause profonde dell’insicurezza esigono innanzitutto delle soluzioni politiche. Pertanto, nonostante la grave crisi politica che ha portato a una destrutturazione progressiva delle istituzioni democratiche del Paese, la comunità internazionale sembra orientata a proseguire sulla strada del capacity building della Polizia Nazionale Haitiana (PNH) e delle forze di difesa e di sicurezza, piuttosto che a un intervento per ristabilire l’ordine sociale e assicurare la protezione delle comunità locali, soprattutto di quelle che vivono da mesi nelle zone della capitale sotto il totale controllo delle bande armate.
Solo a maggio, la PNH ha segnalato 201 omicidi volontari e 198 sequestri di persona, per una media ciascuno di 7 casi al giorno, aumentando rispettivamente del 17% e del 36% rispetto agli ultimi 5 mesi del 2021. La terribile violenza che si è perpetrata nelle banlieu di Cité Soleil, Croix-des-Bouquets et Tabarre dalla fine di aprile fino ai primi di maggio, nel corso della quale le donne e le ragazze si sono ritrovate più esposte del solito a violenze sessuali, è solo un esempio della situazione in cui è caduto il centro politico, sociale ed economico di Haiti: una situazione ben al di fuori del controllo delle forze di sicurezza.
Lo scorso 10 giugno, il Tribunale di Prima Istanza della capitale è stato preso d’assalto e saccheggiato da una delle bande armate. Numerosi documenti e dossier sono stati bruciati. Molte scuole, centri medici, imprese e mercati hanno dovuto chiudere le porte. Almeno 17.000 persone hanno dovuto lasciare il proprio domicilio e la maggior parte di queste stenta a trovare i beni di prima necessità, quali cibo, acqua potabile e medicine.
La circolazione lungo le strade nazionali che collegano la capitale al resto del Paese è fortemente compromessa dalle barricate erette dalle bande per limitare l’accesso alle zone sotto il loro controllo. Inoltre, il vuoto istituzionale nel quale il Paese si trova da quasi tre anni alimenta l’ormai onnipresente instabilità e insicurezza.
Il Parlamento non si riunisce più da due anni e mezzo, l’assassinio del Presidente, avvenuto nel luglio del 2021, ha gettato il Paese in uno stato di shock, mentre il settore della giustizia è quasi interamente paralizzato dal costante susseguirsi degli scioperi di giudici, commissari, cancellieri, avvocati etc.

Nonostante il quadro sempre più allarmante della situazione politico-istituzionale del Paese, Progettomondo riesce a portare avanti le proprie attività sul campo assicurando la messa in sicurezza del proprio personale nazionale e internazionale. Continuano gli interventi in materia di sicurezza alimentare, protezione dei suoli e rafforzamento della resilienza delle comunità più vulnerabili nell’Haut Artibonite; gli interventi di assistenza legale e psicosociale per donne e minori in detenzione preventiva prolungata; il rafforzamento della governance locale per la valorizzazione delle risorse naturali e territoriali.
In un contesto caratterizzato da un aumento dei livelli di insicurezza alimentare – solo per questo anno 4.9 milioni di haitiani avranno bisogno di assistenza umanitaria, di cui 4.5 milioni necessiteranno di un aiuto urgente in termini di sicurezza alimentare – gli interventi di Progettomondo mondo nel Paese si rendono sempre più necessari, affinché le haitiane e gli haitiani possano diventare protagonisti di quel cambiamento politico, economico, sociale e istituzionale di cui Haiti necessita perché lo Stato possa essere di nuovo garante del rispetto dei diritti fondamentali della propria popolazione.