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Giustizia
Perù
Dic 2024

L’autodeterminazione dei popoli indigeni

Iquitos, città immersa nella foresta amazzonica peruviana, è appena stata sede della “Reunión de egresados de la escuela jurídica de los pueblos”. All’evento, nato per rafforzare la rete di professionisti che lavorano in difesa dei diritti collettivi dei popoli indigeni, hanno partecipato una trentina di giovani avvocati e attivisti impegnati nella difesa dei diritti dei popoli indigeni di ogni regione del Paese. Con loro c’erano anche Lorenzo e Tommaso, i due ragazzi in Servizio Civile con Progettomondo, impegnati con l’Istituto de Defensa Legal (IDL), ong peruviana specializzata nella difesa dei diritti umani e partner appunto di Progettomondo.

Il Ministero della Cultura del Perù riconosce che nel paese sono presenti 55 popoli indigeni, i cui diritti sono riconosciuti in particolare nella Convenzione 169 della Organizzazione Internazionale del Lavoro, che identifica come prioritaria l’autodeterminazione, ossia il riconoscere a ogni popolo il diritto a decidere in maniera indipendente sul proprio sviluppo economico, sociale e culturale, rispettandone consuetudini e tradizioni.

L’IDL promuove l’ “Escuela jurídica de los pueblos”, un vero e proprio corso intensivo che, alternando interventi di ospiti e lezioni accademiche, consente  di acquisire o rafforzare le conoscenze sui diritti dei popoli indigeni e su come difenderli.
“La scuola, che abbiamo frequentato ad agosto, è stata fondamentale per calarsi nella nuova esperienza”, evidenzia Lorenzo, giovane avvocato italiano. “Ho potuto apprendere chi sono i popoli indigeni e quali diritti hanno, perché necessitano di una tutela speciale e in che modo si possono difendere i loro diritti attraverso il litigio costituzionale. Ho imparato a guardare al diritto non come un prodotto colonialista e monoculturale bensì con uno sguardo che tenga in considerazione la cultura e le tradizioni dei popoli indigeni e il loro modo di guardare il mondo. Lavorare per l’area di litigio costituzionale di IDL significa utilizzare quotidianamente il diritto come leva per risolvere problemi complessi, andare sul campo, parlare con i diretti interessati e visitare gli scenari dalle violazioni che di volta in volta si cerca di frenare.
Attraverso i procedimenti costituzionali contemplati dalla Costituzione del Perù è possibile reagire a casi di gravi violazioni di diritti fondamentali che si abbattono su intere comunità di persone. L’obiettivo di IDL è ottenere un intervento da parte dello Stato, sotto forma di politiche pubbliche finalizzate a risolvere gravi situazioni di incostituzionalità. Oltre alla strategia meramente giudiziaria, l’equipe di IDL attiva una strategia di comunicazione per sensibilizzare l’opinione pubblica e attirarne l’attenzione”.

In questi mesi Lorenzo si sta occupando di due casi che hanno rappresentato gravi violazioni di diritti umani e collettivi.
L’uno ha per protagonista un’impresa petrolifera che, a causa dell’assenza di manutenzione dei propri oleodotti e di una generale condotta negligente, ha causato negli anni innumerevoli perdite nella regione di Loreto. In quella regione scorre il fiume Marañon, uno degli affluenti del Rio Amazonas. A partire dal 2016, alcune delle comunità afflitte dalle continue perdite di petrolio, con l’appoggio di IDL, hanno iniziato una battaglia legale che ha portato a una sentenza storica che dichiara, per la prima volta nel paese, un fiume come soggetto titolare di diritti. Una sentenza in cui la concezione antropocentrica del diritto lascia spazio a una visione cosmo-centrica, che considera l’uomo al pari di altri esseri viventi e non più in posizione di superiorità. Le comunità menzionate appartengono al popolo indigeno Kukama. Questo popolo è sempre stato dipendente dal fiume. Secondo la cosmo-visione kukama, nell’acqua del fiume vivono gli spiriti dei loro antenati, i quali continuano a vivere mantenendo una connessione con i loro famigliari che ne abitano le sponde. In questo caso, le continue perdite di petrolio non solo hanno leso il diritto alla salute e il diritto a godere di un ambiente salubre ma hanno anche compromesso il diritto collettivo all’autodeterminazione che si concretizza nel rispetto e salvaguardia della cosmo-visione di questo popolo. Per il popolo Kukama il fiume è vita, è il luogo dove vivono, lavorano e giocano i membri della comunità, il luogo che custodisce i ricordi del passato e la promessa del loro futuro.
Si tratta ora di implementare la sentenza che, tra le altre cose, ha riconosciuto al fiume il diritto a fluire e a scorrere libero da forme di inquinamento e il diritto a mantenere la sua biodiversità. E ha nominato i membri delle comunità rivierasche quali rappresentanti dei diritti del fiume.

L’altro caso è legato al popolo Awajun, il secondo più numeroso dei 55 complessivi popoli indigeni in Perù, e in prevalenza presente nella regione Amazonas, al confine con l’Ecuador. Secondo il Ministero di Cultura più di settantamila persone appartengono a questo popolo.
Per molti giovani studenti awajun è fortemente compromesso il diritto di vivere una vita priva di violenza e il diritto all’educazione.  Gli istituti educativi nella regione sono pochi, circostanza che costringe gli studenti a soggiornare in residenze studentesche piuttosto precarie in cui, purtroppo, si verificano numerosi episodi di violenza, spesso perpetrati dai professori stessi.
A ottobre Lorenzo ha avuto l’opportunità di recarsi a Chiriaco, un remoto assembramento urbano localizzato nel distretto di Imaza, regione Amazonas, per visitare i luoghi e partecipare a convegni informativi con il Gobierno Territorial Autonomo Awajun (GTAA), l’organo di autogoverno del popolo Awajun. Nel corso di questi mesi sta supportando l’equipe di IDL sul caso, per presentare una domanda giudiziale finalizzata a obbligare lo Stato, nella persona dei Ministeri competenti, a redigere un piano di intervento nella zona al fine di migliorare il sistema educativo e il sistema di prevenzione e denuncia delle violenze subite dalle giovani studentesse.

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