Le donne sono le assolute protagoniste nel progetto “Comunidades Resilientes“, che da quasi due anni sta coinvolgendo famiglie e associazioni delle comunità rurali della zona del Corredor Seco, in Honduras, generando un impatto estremamente positivo nelle persone e nelle loro piccole produzioni agricole.
“In molti contesti rurali, non è facile che le donne abbiano accesso alla terra, se non nella fase della raccolta degli alimenti”, evidenzia Nancy, responsabile della comunicazione del progetto, promosso da Progettomondo, in partenariato con Cisv, Oikos, Fundacion Chuluteca, con il sostegno dell’Unione Europea. “Tra le rivoluzioni delle attività pratiche e teoriche del progetto spicca il fatto che ai laboratori partecipano anche giovani e bambine in modo che le giovani generazioni percepiscano di avere la possibilità e lo spazio per immaginare una zona rurale più equa”.
Le attività pratiche si concentrano sulle tecniche agroecologiche, prevedendo la creazione di compost biologico, di allevamenti efficienti di galline e maiali, ma anche favorendo processi produttivi che possono combinarsi in modo armonico con gli ecosistemi.
La maggior parte delle produttrici e produttori coinvolti nel progetto sono specializzati in produzione di anacardi. Si ha però la massima attenzione nel non focalizzarsi sulle mono-coltivazioni e iniziare a diversificare, per garantire al suolo e agli alimenti dei buoni nutrienti e, di conseguenza, una maggiore sicurezza alimentate alle famiglie.
“L’alimentazione sana è un diritto universale, per questo le persone sono felici di poter lavorare con le sementi autoctone e riprendere a utilizzare tecniche produttive del passato”, fa notare Nancy. “Nelle comunità rurali il legame con la cultura dei popoli originari è ancora fortissimo e anche coltivare in un certo modo è una forma per mantenere intatta questa eredità. Il progetto sta rinforzando molto il tessuto della comunità, tramite il sostegno mutuo tra le famiglie coinvolte e la promozione di una coscienza collettiva politica più contundente. Si lavora affinché le istituzioni incentivino le pratiche agroecologiche, perché ci siano più servizi, come quelli legati allo smaltimento di rifiuti e all’accesso alla salute. Siamo tutti e tutte esseri politici e collettivi ed è bello avere degli incentivi per creare unione”.
Conclude Nancy: “Per me l’agroecologia ha ora la faccia di Doña Rutilla, una signora di 60 anni che coltiva caffè, fragole, ortaggi, ha un piccolo allevamento di pesci e produce vino. Per me l’agroecologia ha la faccia di donna, di questa donna, una delle persone più impegnate nel progetto e felice di farne parte”.