Sono passati più di due mesi dalle elezioni politiche del 9 ottobre scorso in Mozambico. Poco dopo è arrivato l’annuncio provvisorio dei risultati alle urne: Frelimo al 70%, Podemos al 20%.
In questi due mesi è successo di tutto, troppo per un Paese che da anni vive sull’orlo della povertà assoluta, diviso da lotte interne, terrorismo, eventi climatici avversi, tra cui l’ennesimo, puntuale, ciclone che si è appena battuto sulla costa nord.
Il Mozambico è agli ultimi posti per indice di sviluppo, ma quello che è successo il 9 ottobre è una novità per la popolazione. Per la prima volta in 50 anni, il partito di maggioranza Frelimo, che governa dal giorno dell’indipendenza dal dominio portoghese, ha trovato qualcuno in grado di risvegliare sentimenti ormai sopiti, dormienti per anni. Qualcuno che ha risvegliato la gente dalla convinzione che il governo stesse facendo del suo meglio per il bene del Paese.
Ora i mozambicani hanno identificato nel candidato alle presidenziali Venancio Mondlane una figura da seguire, una persona capace, che ha convinto migliaia di persone, soprattutto giovani, a credere che un Mozambico diverso sia possibile. La speranza è che il Paese possa sfruttare al meglio, e in modo sostenibile, le proprie risorse, con ricadute positive sulla popolazione. Agricoltura, industria estrattiva, oil & gas, pietre preziose, metalli rari, oggi tanto ricercati per lo sviluppo delle nuove tecnologie, ma anche pesca, legname pregiato e altri tipi di industria potrebbero rendere il Mozambico meno dipendente dalle importazioni, che ancora oggi rappresentano una delle maggiori entrate a livello economico, ma con un effetto evanescente sul benessere della gente.
Negli ultimi due mesi di manifestazioni è stato chiesto a gran voce che il presidente in carica si dimetta e che lasci spazio a chi ha dimostrato di avere l’approvazione popolare. Mondlane, che si era candidato alle municipali anche nel 2023, ha grandi capacità oratorie e una visione politica del tutto nuova, sfrutta i canali social e le dirette on-line per permettere a tutti di seguirlo. Sta riuscendo a dare voce a sentimenti tenuti a bada per anni che portano la gente in strada, e le conseguenze sono manifestazioni costanti, blocchi del traffico, uffici chiusi, negozi con le serrande abbassate, trasporti fermi e attività economica quasi del tutto interrotta.
Il Paese, già estremamente povero, è allo stremo, ma la gente confida che questa sofferenza porterà a un futuro migliore, in cui siano rispettati i diritti essenziali, come la salute, la possibilità di studio e, soprattutto, la libertà di espressione. Quest’ultima è stata costantemente negata nelle ultime settimane, tramite repressioni violente da parte della polizia e dei corpi militari coinvolti nella sicurezza del Paese. Le riserve di gas lacrimogeno sono state ampiamente usate sulla popolazione in modo anche eccessivo. Pallottole che vagano casuale hanno provocato morti, almeno 50 secondo le fonti più accreditate, e tanti feriti. I mezzi corazzati usati con troppa disinvoltura hanno causato incidenti e anche in questo caso qualche morto “accidentale”, secondo le fonti del governo.
Le manifestazioni finora non hanno mai avuto intenti violenti o aggressivi, non si vedono armi da fuoco o armi bianche, ma la rabbia repressa può sfociare in gesti violenti di gruppo e ritorsioni verso i poliziotti o i militari, anch’essi gente comune, che vive nei quartieri popolari, che aiuta i vicini.
Quale sarà quindi il futuro del Mozambico?
Il 23 dicembre, nonostante le richieste di annullare o ricontare le schede e di verificare la conformità delle elezioni con i termini di legge, il governo annuncerà i risultati ufficiali, dichiarando Frelimo vincitore e Daniel Chapo quinto presidente della Repubblica del Mozambico.
Venancio- che nelle ultime ore, tramite una diretta su YouTube, ha annunciato la prossima fase di manifestazioni, ossia “la Turbo V8 che segue la 4X4” – non lascerà campo libero al suo avversario.
L’unica cosa certa, finora, è che nessuno dei due contendenti vuole cedere il passo o scendere a patti con l’altro: uno vuole mantenere lo status quo, l’altro lo vuole sovvertire. La comunità internazionale intanto osserva con scarso interesse, nel quasi totale silenzio dei media europei.